Notizie storiche Emilano Rinaldini

Notizie storiche

Emiliano Rinaldini
Emiliano Rinaldini (Emi)
Partigiano bresciano

Brescia 19 novembre 1922 Belprato, 10 febbraio 1945

 

 

A ventidue anni Emiliano avrebbe potuto essere un giovane supplente in una di quelle scuole delle nostre montagne, povere e affamate, dove cinque classi si stipano in un’aula sola e un maestro si deve dividere per cinque e forse anche più gruppi per dare a ciascuno un pezzetto di sapere.

Emiliano ha frequentato l’Istituto magistrale “Gambara” di Brescia. Viene da una modesta famiglia che abita in centro a Brescia. Il padre ha dovuto rinunciare a un lavoro più redditizio perché ha rifiutato di prendere la tessera fascista. Ha un piccolo negozio d’abbigliamento in Corso Garibadi. Una famiglia per bene, con i suoi quattro figli, la frequentazione assidua dell’Oratorio della Pace, allora il capofila della resistenza cattolica al Fascismo. Una resistenza che per tanti anni è stata più culturale e religiosa, una resistenza silenziosa, quasi più una questione di stile che una dissidenza politica.

E’ qui che il giovane Emiliano, insieme al fratello Federico, deportato e morto nel marzo del 1945 nel campo di Mauthausen, cresce. Qui cresce anche la loro sorella Giacomina, anche lei deportata in Germania, nel campo di Kala-Tour (Weimer) da cui lei poliomielitica tornerà a piedi da sola, con la salute per sempre minata.

Qui alla Pace, gestita dai Padri Filippini, Emiliano viene educato dalla mano sicura di Padre Bevilacqua, un ex avvocato socialista, che l’ “inutile strage” della Grande Guerra farà convertire a una religione severa, che mette sempre il bisogno e il rispetto degli altri al primo posto.

Emiliano e tanti altri giovani come lui si trovano a compiere scelte difficili in un momento in cui ogni scelta avviene fra la vita e la morte. Emiliano sceglie la vita e se ne va sui monti. E’ la Val Sabbia, la zona delle Pertiche, dove tanti bresciani timorosi dei bombardamenti aerei alle fabbriche della città si sono diretti. Emiliano non si ferma nelle cascine, nei villaggi dispersi, sale sui monti con tanti giovani come lui, prende le armi contro i Nazi fascisti, che stazionano non molto distanti.
Salò e la sua Repubblica, quella dei repubblichini, è proprio dietro quei monti.

Qui sulle Pertiche Emiliano si unisce alle Fiamme Verdi della Brigata Perlasca. Non vedrà il giorno in cui il comandante Toni fermerà con un gesto della mano la colonna dei carri armati tedeschi che cercano di trovare la via di fuga del Brennero risalendo le nostre valli, non vedrà il Referendum e la fine della Monarchia. Non saprà nulla della morte del fratello Federico, e nemmeno conoscerà pene e dolori di un giovane maestro alla ricerca del posto fisso.

Morirà a ventidue anni con un colpo alla schiena, tra Belprato e Livemmo nella zona di Pertica Alta, dopo essere stato catturato e torturato dai Nazifascisti.

inaldini